Situazione e prospettive

I Porti italiani sono strategici per l’economia del nostro paese, ma non solo. Perché ciascuno dei 58 porti del nostro paese occupa una posizione centrale in un mare – il Mediterraneo – e in un continente – l’Europa, entrambi hub dei grandi traffici internazionali. Merito di una natura generosa e ottomila chilometri di costa. Tuttavia, nell’ambito dei traffici commerciali la generosità della natura può non bastare. Bisogna considerare il gap di competitività ancora esistente, soprattutto con i porti dell’Europa centrosettentrionale. Ad Amburgo, Anversa e Rotterdam si concentrano quasi tutti gli scambi su scala continentale al di fuori del Mediterraneo. Nello scalo olandese il traffico container è pari a quello di tutti i porti italiani, quanto basta per sollecitare l’investimento di nuove risorse. Come i nove miliardi previsti dal PNRR, destinati a rendere accessibili i traffici e funzionali le infrastrutture. Così come i dragaggi dei fondali per consentire il passaggio delle grandi navi.

Le buone notizie

Pur dovendo guardare a Nord per tecnologia e infrastrutture, i porti italiani e quelli mediterranei possono vantare un aumento degli scambi notevole rispetto al passato. Solo nel 2008, la movimentazione era inferiore rispetto agli scali sul Mare del Nord. Da alcuni anni la situazione si è invertita: nel 2023 i porti italiani superano quelli olandesi, spagnoli e francesi nell’ambito delle movimentazioni marittime a breve raggio. Pur auspicando un ulteriore balzo in avanti nel futuro, anche nell’ottica di trasporto intermodale – via mare e via terra – il paese può oggi confidare su

  • Infrastrutture più moderne in grado di gestire trasporto differenziato, dai rinfusi liquidi ai container
  • crescita costante in anni recenti del numero di passeggeri, del RO RO
  • malgrado un calo nei primi mesi del 2023 rispetto al 2022, stime di Assoporti suggeriscono un aumento di container e ro-ro, intorno all’1,2 e 2,2% rispettivamente

Una risorsa per l’economia nazionale

Per capire cosa rappresenti il mare per il nostro paese basterebbe una semplice mappa. Non è solo la presenza di migliaia di chilometri di costa a rendere i porti italiani vitali per l’economia del paese. Per secoli, la presenza delle Alpi a Nord ha rappresentato un inevitabile ostacolo per i traffici con gli altri paesi. Considerando che il nostro è un paese manufatturiero e povero di materie prime, import ed export via mare hanno inciso in maniera rilevante sulle sorti dell’economia nazionale. Oggi è soprattutto il commercio intercontinentale ad avvalersi degli interscambi marittimi. Al punto che

  • il 39% dell’import – export avviene via nave, per un valore di oltre trecento miliardi di euro
  • grazie all’export marittimo macchinari e prodotti alimentari sbarcano all’estero
  • un quinto delle merci in entrata via mare nel nostro Paese arriva dalla Cina
  • Gli Stati Uniti costituiscono un hub d’elezione per l’export italiano via mare

Una sostenibilità strategica

Per poter garantire efficienza e vitalità al settore, la gestione dei porti italiani non può prescindere dall’esigenza di ridurre l’impatto ambientale. Non vanno valutati solo le emissioni di gas, ma anche la collocazione degli scali marittimi, mai distanti dal centro di città popolose come Genova, Trieste, Napoli, Messina. Tra le tante risorse messe a disposizione con il PNRR, è previsto anche lo stanziamento di una quota prossima ai trecento milioni di euro per consentire maggiore sostenibilità. Attraverso la riduzione dei consumi energetici e l’utilizzo di tecnologie alternative, prime tra tutte le fonti di energia rinnovabili. Accanto a stime incoraggianti in vista del 2030 relative alla movimentazione merci, è auspicabile entro tale data una riduzione delle emissioni inquinanti, anche nell’ordine del 50%. La politica green si tradurrebbe, nel caso dei porti italiani e non solo, in conversione in porti green, o green ports.

I green ports

Grazie ai green ports anche nei porti italiani sarà possibile intervenire con politiche di investimento che permettano di coniugare il più possibile scambi sostenibili. Naturalmente, nell’ottica di un’economia sempre più a basso impatto ambientale. Questo sarà sempre più possibile grazie a tecnologie alternative a quelle tradizionali alimentate grazie all’utilizzo di combustibili fossili. Nonché attrezzature invasive e dannose per l’ambiente, nocive per la salute dell’uomo. Considerando che un’area portuale rappresenta un biglietto da visita per la città stessa, potremmo dedurre che grazie a porti italiani sempre più eco sarà possibile

  • Operare per una maggiore tutela a favore della biodiversità e del patrimonio naturalistico nelle aree portuali;
  • Garantire Maggiore vivibilità dei porti italiani grazie alla contrazione dei fattori inquinanti che minano la salute di chi vive nelle città portuali;
  • Ottenere una Riqualificazione dei siti prossimi agli scali, con riconversione delle aree più vicine ai porti in chiave sociale, oltre che turistica.