Uno sforzo umano, tenologico, logistico

Le fasi preliminari nell’industria petrolifera offshore implicano un notevole sforzo umano, logistico e tecnologico. La continua ricerca di nuovi giacimenti è fondamentale dato che, come noto, il petrolio, non è fonte rinnovabile tanto sulla terraferma, quanto in mare. Dunque, localizzare futuri giacimenti terrestri o negli oceani è essenziale per procedere all’attività estrattiva vera e propria. Alla luce di quanto emergerà durante e dopo le attività di trivellazione, è possibile effettuare una valutazione qualitativa e quantitativa degli idrocarburi. La presenza di questi ultimi – principali costituenti del petrolio e del gas naturale –  è rilevabile per mezzo di micro-trivellazioni che producono vibrazioni. Grazie all’ausilio di dispositivi noti come geofoni, è possibile registrare i suoni derivanti dalla propagazione delle onde in superficie e, successivamente, elaborare una mappa del sottosuolo. Infine, i software a disposizione rilevano tutti i dati pervenuti, decisivi per stabilire la localizzazione e il numero dei pozzi per l’attività estrattiva.

Fasi preliminari, l’importanza dell’esplorazione in situ.

Data la complessità delle fasi preliminari le compagnie petrolifere inviano un’unità di perforazione mobile per eseguire una perforazione esplorativa in un sito. Alcune di queste piattaforme poggiano su navi, altre devono essere rimorchiate sul sito di perforazione da altre imbarcazioni marittime. Una piattaforma di trivellazione esplorativa in genere perfora quattro pozzi esplorativi temporanei sul luogo indicato, ciascuno dei quali può richiedere dai 60 ai 90 giorni. Una volta rilevata la presenza del petrolio, i geologi eseguono ulteriori test per assicurarsi che la qualità e la quantità di petrolio siano sufficienti a giustificare ulteriori attività estrattive. In caso affermativo, si procede alla perforazione di altri pozzi per confermare i risultati. Una piattaforma può vantare fino a 80 pozzi, anche se non tutti scendono in profondità. La trivellazione direzionale consente alle piattaforme petrolifere di lavorare con un’angolazione tale da raggiungere giacimenti distanti chilometri dal sito di trivellazione.

Fasi preliminari clou: Selezione e inizio della perforazione

Prima di iniziare le operazioni di trivellazione, geologi e ingegneri selezionano con cura il sito di perforazione sulla base di indagini geologiche e analisi dei dati. L’obiettivo è quello di individuare le aree con il più alto potenziale di riserve petrolifere. Una volta scelto il sito, gli impianti di perforazione vengono trasportati e installati. Quasi tutti gli impianti di perforazione sono natanti dotati di motori che li tengono fissi sulla verticale del pozzo soggetto a futura perforazione. Il processo di perforazione inizia con l’inserimento di una punta di trapano collegata alla parte inferiore di una lunga serie di trivelle. La punta ruota rapidamente, azionata dal macchinario dell’impianto, e taglia gli strati di roccia e sedimenti per raggiungere le formazioni petrolifere sottostanti.

Circolazione e importanza vitale dei fluidi di perforazione

Durante il processo di perforazione, il focus si sposta immediatamente sui fluidi di perforazione. E’ fondamentale che questi fluidi, noti anche come fanghi, circolino più o meno continuamente lungo la corda di perforazione, prima della risalita in superficie. Le funzioni e gli scopi di questi fluidi sono molteplici, poiché determinano la lubrificazione della punta, il raffreddamento dell’attrezzatura di perforazione e il trasporto dei residui di roccia in superficie. Man mano che la perforazione procede, si inseriscono nel pozzo particolari casing, involucri e sezioni in acciaio. Successivamente, si procede alla loro cementazione in posizione. Il rivestimento particolare fornisce quel supporto strutturale che evita il collasso del pozzo e aiuta a isolare i diversi strati di roccia e di fluido al suo interno. Nelle fasi preliminari, è indispensabile assicurarsi la stabilità delle infrastrutture. Pertanto, la piattaforma deve rimanere il più possibile ferma durante le trivellazioni, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche.

Raggiungimento della profondità target

La perforazione prosegue fino al raggiungimento della profondità target, dove si prevede di trovare le formazioni petrolifere. Questa profondità può variare a seconda delle caratteristiche geologiche dell’area. Una volta raggiunta la profondità target, è il momento di condurre test e valutazioni in serie per stimare la potenziale produttività del pozzo. Si possono impiegare strumenti di registrazione per misurare le proprietà delle formazioni rocciose e campionare i fluidi per analizzarne la composizione. Se il pozzo è ritenuto commercialmente redditizio, viene sottoposto a completamento, dove vengono installate attrezzature aggiuntive come tubi di produzione, pompe e valvole. Una volta completato, il pozzo è pronto per la produzione e il petrolio può essere estratto dal giacimento e portato in superficie per la lavorazione e la distribuzione. Dunque, si può definire il processo di perforazione petrolifera come operazione complessa, ma soprattutto sapientemente orchestrata da più parti, specie nelle fasi preliminari, forse le più delicate.