Acque interne: punto forte o debole?
La valorizzazione delle acque interne resta un tema strategico per ripristinare e rendere produttivo un territorio caratterizzato da evidenti fragilità. L’Italia è una penisola, circondata dal mare. Ma è anche ricca di fiumi, di laghi e torrenti; per cui le acque interne rappresentano molto più di un punto di partenza. Per centrare obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale – nonché preservare la qualità e l’ equilibrio del suolo. Senza un’attenzione particolare verso questo tema, è insensato parlare di sviluppo sostenibile o transizione ecologica del Paese. Sicuramente non giovano la sovrapposizione e la frammentazione della macchina amministrativa. L’auspicio è che la salvaguardia del territorio ricada sotto un’autorità competente, che propenda per un approccio globale e non parziale alle tematiche ambientali. Un’autorità che tenga conto delle tecnologie più avanzate, e dia risalto ai dati e alle informazioni pervenute per sposare una politica basata sulla prevenzione. La principale arma a disposizione per evitare disastri.
Valorizzazione delle acque, prima e dopo: una direttiva del 2000
Non può esservi valorizzazione delle acque interne, se manca una politica che favorisca una cura del territorio. Inoltre, è inutile parlare di rischio ambientale se non si pianificano progetti che lo prevengano, con interventi mirati sull’ambiente e l’edilizia. Il PNRR contiene disposizioni in materia di transizione ecologica e mobilità sostenibile. Ormai, ogni vuoto a livello normativo è inconcepibile. Così pure la scarsa applicazione delle leggi esistenti che da un lato mina lo sviluppo sostenibile del paesaggio urbano. Dall’altra, pregiudica la tenuta dell’ecosistema, messo a dura prova dalla pesante antropizzazione che i territori fluviali e la maggior parte di quelli in prossimità dei laghi. Tutto ciò amplifica ulteriormente sia l’intensità delle pressioni sia l’entità dei danni potenziali che possono essere arrecati alle persone, alle infrastrutture, alle attività produttive. La priorità data alla tutela degli ecosistemi e delle risorse idriche spinse l’UE a definire queste tematiche nell’ambito della Direttiva Acque del 2000.
L’importanza delle acque ( e dei dati) trasparenti.
Con il D.lgs. 260/2006 l’ Italia ha recepito la direttiva europea, che impone di monitorare lo stato di salute dei bacini fluviali e lacustri. Lo stato di salute della flora e della fauna ittica fornisce un feedback importante riguardo allo stato di salute degli ambienti palustri e acquatici. La valorizzazione delle acque interne ha bisogno del supporto del Ministero dell’Ambiente e delle ARPA regionali, che hanno gli strumenti per individuare vecchie e nuove sostanze inquinanti. Nonché rilevare i dati che hanno un ruolo decisivo in ambito sia tecnico che scientifico. Pur con tutte le competenze del caso è impensabile avviare procedimenti amministrativi senza dati e informazioni attendibili. La tecnologia a disposizione, con tutti i suoi strumenti, costituisce un validissimo aiuto in materia di diffusione e condivisione dei dati pervenuti. Al giorno d’oggi l’ambiente va aiutato con tutti i mezzi, compresa la trasparenza delle informazioni, non solo delle acque.
Mari e monti non si spostano
Il nostro è un paese dall’orografia complessa che talvolta determina ingenti accumuli di piogge stazionarie in aree limitate. Dato che non si possono spostare mari e monti, il nostro resta un territorio fragile. Lo dimostrano le frane e le alluvioni lampo, che favoriscono l’azione erosiva di interi tratti costieri. Molti fenomeni franosi dipendono dalla scarsa attenzione verso gli argini, i laghi, i fiumi e i torrenti. Il passato insegna che una volta risolta la soluzione emergenziale, la politica a tutela dell’ambiente soccombe in favore di altre priorità. Poca lungimiranza e poca sensibilità verso la valorizzazione delle acque interne rendono poco fruibili e totalmente inaccessibili interi territori. Un danno ulteriore per le comunità locali, private di un patrimonio comune. La messa in sicurezza implica il completamento o il rifacimento di acquedotti e invasi. Così come le misure a carattere preventivo contro il rischio idrogeologico, contenute nelle ultime leggi di bilancio.
Valorizzazione acque interne, rigenerazione urbana, inclusione sociale
Innegabilmente c’è una crescente presa di coscienza su tematiche ambientali da parte dell’UE, dello stato e delle comunità. Tuttavia, è fondamentale monitorare i territori continuamente, perché altrimenti ogni sforzo finanziario ed ogni intervento potrebbero risultare vani. La sicurezza idrogeologica e la valorizzazione delle acque interne sono temi che richiedono grande sensibilità e lungimiranza. Non giocano a favore azioni scellerate e l’incuria che per troppo tempo ha compromesso l’integrità dei territori. A livello europeo, l’Italia spicca ancora per il consumo del suolo: un fenomeno in accentuazione secondo i dati disponibili nell’ultimo biennio. Sfruttare un territorio significa renderlo impermeabile e poco sicuro, tanto da richiedere un’inversione di rotta attraverso interventi di rigenerazione urbana. Da quest’ultima dipendono il rispetto del territorio e la tenuta dell’ecosistema, valori che contrastano fenomeni di degrado urbano e sociale. Un’ulteriore dimostrazione di quanto inclusione sociale e rispetto ambientale siano eternamente connessi, e mai dissociabili l’uno dall’altro.