Camera di decompressione, invenzione ed evoluzione

Una camera di decompressione è una stanza sigillata, dotata di portelli ermetici, che simula la pressione di diverse profondità sott’acqua. Frutto di un’invenzione del lavoro di Alberto Gianni, palombaro colpito da embolia, la casa di produzione Draeger fu tra le prime a introdurre la camera di decompressione sul mercato, arricchendo un già ricco catalogo di prodotti nell’ambito della tecnologia medica. Subacquei o pazienti affetti da diverse patologie sono sottoposte a trattamento iperbarico di decompressione. Innanzitutto, si procede a una pressurizzazione all’interno della camera – nota anche come iperbarica – tale da raggiungere specifici livelli pressori. Pertanto, i subacquei si ritrovano nelle stesse condizioni in cui erano durante le ultime operazioni o attività svolte in acque profonde. In questi involucri cilindrici, bombole immettono ossigeno o elio, in modo che la pressione interna sia diversa da quella esterna. Esistono modelli monoposto e multiposto, utilizzati in centri di terapia iperbarica

Camera di decompressione, terapia all’insegna del comfort.

Le camere iperbariche monoposto in acciaio inox possono essere fisse, ma anche gonfiabili o su ruote. Il livello di comfort per il singolo paziente è assicurato, stante l’ausilio di sedute reclinabili, sistemi di comunicazione bidirezionale, dispositivi che assicurano condizioni igieniche ottimali all’interno del sistema. Raggiungono pressioni fino a un livello di 2.0 ATA – acronimo per atmosfere assolute. La presenza e l’ausilio di valvole per la depressurizzazione prevengono rischi correlati a situazioni di emergenza. Progettata per ospitare più persone o pazienti contemporaneamente, l’utilizzo della camera da decompressione multiposto è accessibile anche a coloro affetti da disabilità. Al suo interno, la presenza di poltrone ergonomiche, sistemi digitali sofisticati, dispositivi dotati di interfaccia, pulizia e disinfestazione garantiscono elevati standard qualitativi di ciascuna prestazione. Addirittura, in alcuni casi è previsto l’allestimento di una sala operatoria in caso sia necessario intervenire su individui colpiti da embolia durante immersioni in acque di diversa profondità.

Sintomatologia delle malattie da decompressione

Per capire quanto sia fondamentale una camera di decompressione, è bene conoscere le conseguenze che malattie da decompressione comportano. Al variare dei livelli pressori durante le risalite, la mancata adozione delle corrette tecniche previste – conseguenza di emersione rapida – costituisce una fonte di rischio notevole. Si possono formare bolle da decompressione all’interno dei tessuti in grado di determinare dolori articolari e muscolari di varia intensità, fino a sfociare in effetti invalidanti  come paralisi e potenzialmente fatali. Nei casi in cui le bolle raggiungono e  bloccano i vasi sanguigni, aumenta notevolmente il rischio di incorrere in embolie gassose che compromettendo l’apporto di ossigeno agli organi, può portare al collasso circolatorio. La sintomatologia prevede anche

  • Eruzioni cutanee, causa di prurito e eritema.
  • Danni al sistema nervoso centrale. Mal di testa, vertigini, nausea sono tra le conseguenze più diffuse.
  • Problemi e patologie respiratorie, come dimostrato da tosse o dolore toracico persistenti.

Quando si corrono più rischi?

La malattia da decompressione è classificata  di Tipo I, in quanto coinvolge articolazioni, cute e vasi linfatici. In questi casi, la vita del soggetto non è a rischio. Discorso diverso se colpito da patologia di Tipo II, in quanto quest’ultima implica il coinvolgimento di più apparati. Infatti, si riscontrano effetti sul sistema nervoso e in ambito cardiorespiratorio. Il tasso di incidenza è più elevato tra i subacquei esposti a profondità notevoli, e dunque, tempi di immersione inevitabilmente più lunghi. Oltre a risalite troppo veloci, fattori chiave in grado di incidere davvero sono

  • Disidratazione
  • Attività fisica dopo le immersioni
  • Viaggi in volo ed esposizione ad alte quote
  • Obesità, aggravata se il subacqueo è in età avanzata
  • Shunt cardiaci destra/sinistra

Più immersioni durante il giorno sono un fattore di rischio da considerare, perché l’azoto in eccesso resta in circolo e nei tessuti per molte ore.

Camera di decompressione nell’ossigenoterapia

La possibilità che le malattie da decompressione si verifichino riguarda in media circa 2-4 immersioni su 10 000 tra i subacquei amatoriali. Una camera di decompressione è cruciale per trattare le malattie correlate. Il loro utilizzo esteso all’ossigenoterapia iperbarica consente di intervenire su varie situazioni complesse e delicate. Come quelle conseguenti l’avvelenamento da monossido di carbonio, le ferite gravi e alcune infezioni. A sua volta, il processo di decompressione subacquea si rivela cruciale per eliminare gas compressi e inerti come l’azoto, assorbiti durante le immersioni. Pertanto, tutti i sommozzatori e i subacquei – professionisti e amatoriali indistintamente – conoscono la procedura che, avvalendosi di algoritmi e tabelle specifiche, prevede soste di decompressione. Così come anche la Pianificazione pre-immersione, che consente di stabilire profondità che si intende raggiungere.

Regole d’oro durante l’immersione

Fondamentali durante l’immersione anche

  • Attività di monitoraggio derivanti dall’uso e la lettura dei dati del computer subacqueo
  • Gestione della miscela respiratoria, in quanto l’uso di gas arricchiti come Nitrox, l’ossigeno o il trimix possono ridurre i tempi di decompressione.
  • Fisiologia del subacqueo: età, condizione fisica, stato d’idratazione, stato termico influiscono sui tempi di recupero.

Non esistono dei limiti prestabiliti in casi di decompressione. Si può andare dai 3\5 minuti per una decompressione in seguito a immersione ricreativa, fino a diverse ore nel caso di immersioni tecniche. Da tenere in conto che, in caso di immersioni professionali in saturazione, si può arrivare anche a diversi giorni perché il recupero sia completo.